Proseguono i dibattiti della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Telematica Internazionale Uninettuno. L’1 marzo 2021 si è svolto il webinar online dedicato al film di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini La porta del cielo: un’opera pressoché sconosciuta, nonostante la ricchezza di significati e aneddoti legati alla sua produzione avvenuta a Roma nel 1944. Tutto si svolse in piena occupazione nazifascista, hanno ribadito i relatori introdotti e moderati dal preside della Facoltà Dario Edoardo Viganò. C’erano: Alberto Anile, conservatore della Cineteca nazionale; Simona Ferrantin, responsabile dell’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI (Isacem); Rosanna Scatamacchia, docente di Storia moderna e contemporanea di Uninettuno; Gianluca della Maggiore, docente di Visual Storytelling dell’ateneo. Il film venne prodotto dalla Orbis Film, società cinematografica dell’Azione Cattolica, e coinvolse direttamente monsignor , allora sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede. La narrazione ruota attorno ad un pellegrinaggio in treno al santuario Loreto. Tuttavia, al di là della trama, sono tanti gli aspetti da considerare. A cominciare dalla necessità di lavorare per la conservazione delle fonti audiovisive di stampo cattolico.
“Queste fonti sono importanti per la storia del Paese in generale”, ha affermato Ferrantin precisando la linea azione dell’Isacem su questo fronte. Anile, invece, si è soffermato sulle riprese film che vennero effettuate quasi completamente all’interno della Basilica romana di San Paolo Fuori le Mura (tranne alcune scene). “Hanno rischiato nel fare questo film”, ha sottolineato ancora ricordando che spesso le forze dell’ordine andavano all’interno della basilica per controllare cosa stesse succedendo. Il contesto è fondamentale per comprendere la valenza del film. Secondo Scatamacchia è stato un’espediente per la Santa Sede per favorire il transito delle derrate, agevolare il rilascio di migliaia di lasciapassare e ospitare i membri del Comitato di Liberazione presso i palazzi lateranensi. Anche per gli addetti ai lavori si trattò di un espediente. Molti di loro – ha precisato Dalla Maggiore – vi presero parte per evitare di andare a Venezia, dove il regime voleva creare una sorta di Cinecittà. Nello stesso tempo, però, il film fu anche l’espressione della strategia della Chiesa – e in particolare dell’Azione Cattolica – in risposta alla visione dell’epoca che considerava il cinema come uno strumento per allontanare il pubblico da Dio.
LA NOTIZIA SULLA STAMPA:
– Cinema: Della Maggiore (Uninettuno), il film “La porta del cielo” rispondeva a “una strategia oculata della Azione Cattolica” (Sir, 1 marzo 2021)
– Cinema: Ferrantin (Isacem), “conserviamo le fonti audiovisive che vanno difese per la loro peculiarità e la loro importanza per la storia del nostro Paese” (Sir, 1 marzo 2021)
MATERIALI COMUNICAZIONE:
LA REGISTRAZIONE DEL DIGITAL TALK: