Cast: Catholicism and Audiovisual Studies

Il cinema del papa, il cinema di Francesco. L’intervento del prof. Della Maggiore agli SDC Days Onlife 2020

“L’aspetto più evidente di novità verso il cinema introdotto da papa Bergoglio è quello che potremmo definire una sorta di capovolgimento di approccio: il cinema da ‘oggetto’ (di un progetto culturale, pedagogico, moralizzatore) forse per la prima volta diventa, nelle parole e nelle azioni di un papa, anche ‘soggetto’ tout-court, cioè esso viene accolto pienamente nella sua autonomia di forma di linguaggio, di cultura, d’arte. In altre parole, è il cinema stesso per Bergoglio a poter essere una pedagogia o, per usare le sue parole, una forma di ‘catechesi per l’umanità’: uno strumento di per sé in grado di interpellare le coscienze dei credenti, di aprire a domande di senso”. È quanto ha sostenuto il prof. Gianluca della Maggiore, durante l’intervento tenuto insieme al prof. Tomaso Subini dell’Università degli Studi di Milano, nell’ambito degli SDC Days Onlife: la convention nazionale dedicata alle sale della Comunità organizzata dall’ACEC, tenutasi in modalità virtuale tra il 24 e il 26 settembre 2020, a causa della pandemia del Covid. Nell’intervento dal titolo Il cinema del papa, il cinema di Francesco Della Maggiore e Subini hanno ripercorso la relazione di Bergoglio col cinema, fondandola su un excursus storico dedicato al rapporto di lunga durata tra i pontefici e il cinema. “L’espressione ‘il cinema del papa’ – ha sottolineato Subini – compare per la prima volta in un documento del 1948. Con l’ausilio di camion attrezzati per la proiezione, l’Azione Cattolica mostrava in quell’anno il film Pastor Angelicus nei paesi di montagna privi di sale: la proiezione del documentario realizzato nel 1942 dal CCC (Centro Cattolico Cinematografico), con lo scopo di portare in tutto il mondo il volto del papa, era il momento culminante dell’apostolato condotto dai propagandisti di Azione Cattolica in vista delle prime elezioni repubblicane. Negli archivi dell’Azione Cattolica si conservano le lettere con cui la popolazione ringraziava per aver ricevuto in dono ‘il cinema del Papa’”. Secondo Della Maggiore il mutamento di approccio apportato da papa Francesco è molto evidente: “Esso è ben percepibile – ha spiegato il direttore del CAST – perché il papa usa in prima persona il cinema nel suo magistero anche con precisi richiami o allusioni al testo filmico. Si tratta di una prassi sconosciuta, almeno con queste sfumature, ai suoi predecessori. Ci limitiamo a due esempi significativi. Il primo è relativo a Il pranzo di Babette che vanta un primato: è infatti il primo film a cui un papa fa esplicito riferimento in un documento pontificio, ovvero l’esortazione apostolica Amoris laetitia sull’amore nella famiglia (2016). Il secondo esempio, meno visibile, più raffinato, è la profonda allusione filmica a La strada di Fellini che il papa fece nel corso dell’omelia pronunciata a braccio per la Pasqua del 2016 quando mescolò la metafora vetero e neo testamentaria della “pietra scartata dai costruttori” che “è divenuta testata d’angolo” con quella del “discorso del sassetto” che nel film il Matto fa a Gelsomina”.

IL TESTO DELL’INTERVENTO:

Il cinema del Papa, il cinema di Francesco. La svolta di Bergoglio nel rapporto con la settima arte, di Gianluca della Maggiore, Tomaso Subini (in SdC. Sale della Comunità, n. 2, novembre 2020, pp. 19-23)

 

LA REGISTRAZIONE DELL’EVENTO:

Torna in alto