Cast: Catholicism and Audiovisual Studies

Università Uninettuno

Notizie

Il ruolo dei critici, degli influencer e della comunicazione in generale per alimentare un dialogo e per accendere la passione del pubblico cinematografico. Questo l’argomento al centro del panel ‘Tra hype e critica cinematografica: le aspettative che spingono il box office’, svoltosi lo scorso 3 luglio a Riccione nell’ambito della 13esima edizione di Ciné – Giornate di Cinema che quest’anno ha visto l’ACEC, Associazione Cattolica Esercenti Cinema – Sala Della Comunità, nella veste di partner della tradizionale manifestazione estiva.

Ed è stata proprio l’ACEC a promuovere l’incontro – moderato da Gianluca Bernardini, presidente ACEC Nazionale – con l’obiettivo di fornire strumenti e riflessioni utili agli esercenti in vista della prossima stagione. Ad animare il dibattito: monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente del Centro di ricerca CAST dell’Università Telematica Internazionale Uniettuno; Piera Detassis, Editor at Large Cinema & Entertainment Hearst Italia, nonché presidente e direttore artistico dell’accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello; ed  Eva Carducci, content creator e giornalista freelance per Il Messaggero, AskaNews, Vanity Fair e collaboratrice per i contenuti editoriali di The Space.

Il talk si è soffermato sul rapporto tra critica e pubblico e in particolare su come i tradizionali e i nuovi metodi di raccontare il cinema influenzino le scelte degli spettatori. Tra gli spunti sono emerse diverse istanze portate avanti dal CAST come l’importanza dell’inserimento della settima arte nei programmi scolastici, la centralità della trasmissione del sapere del passato, ma anche la necessità di educare i giovani a rielaborare la visione secondo la propria sensibilità e il proprio linguaggio.

Gli uomini non guardano il cielo (Umberto Scarpelli, 1952)

È uscito nel mese di luglio 2024 il saggio di Andrea Pepe, coordinatore del CAST, dal titolo «Fuori i film dagli spazi sacri. La Chiesa di Pio X e il cinema nell’età del modernismo, all’interno del volume Tempi moderni. Pratiche, tecniche e visioni multiple nel mondo contemporaneo, curato da Gianluca Fiocco (Le Penseur Edizioni).

Lo studio è volto a indagare il processo redazionale e le reazioni che si ebbero al momento dell’emanazione del decreto della Sacra Congregazione Concistoriale Circa actiones scenicas in ecclesiis del dicembre 1912, che vietava categoricamente le proiezioni cinematografiche all’interno delle chiese di tutto l’orbe cattolico perché giudicate «facile occasione di pericolo e di inconvenienti». Il decreto ha rappresentato uno degli snodi più significativi di inizio XX secolo nel complesso rapporto tra la Santa Sede e la modernità massmediale, ribaltando la prospettiva di grande apertura che aveva caratterizzato il pontificato di Leone XIII, come ricostruito in un suo recente volume dal direttore del CAST Gianluca della Maggiore. Se, infatti, con papa Pecci ebbe inizio un periodo segnato da interesse e “attrazione” verso il nuovo medium, di fatto legittimato ufficialmente dalla benedizione che egli volle concedere, ripreso da William Kennedy Laurie Dickson nei cortili e nei palazzi vaticani con una macchina da presa dell’American Biograph and Mutoscope, agli operatori e al nuovo strumento cinematografo, con il suo successore Pio X si dovette registrare un deciso passo indietro sia nella concessione di filmare la persona stessa del pontefice, sia nella possibilità che le rappresentazioni cinematografiche invadessero lo spazio sacro, fosse anche per obiettivi moralmente accettabili ed educativi o per «favorire la formazione religiosa dei fedeli».

La decisione di vietare le proiezioni nelle chiese rispose a un duplice ordine di fattori: il decreto si inserì, infatti, nei processi di lungo periodo di elaborazione di quella “doppia pedagogia” che caratterizzò per diverso tempo il rapporto tra la Santa Sede e i mezzi di comunicazione di massa, sostanzialmente in equilibrio tra la necessità di porre i nuovi media al servizio di una costante cristianizzazione della società e la generale condanna della modernità di cui il cinema era l’ultimo prodotto; al contempo, però, fu anche una decisa risposta della Chiesa di Pio X al disorientamento che il primo approccio verso il cinema, rappresentato dalle vedute Dickson di Leone XIII, aveva portato in Vaticano solo pochi anni prima e alle questioni sollevate in quel momento proprio dallo scontro con la modernità che si stava sviluppando sul piano religioso, dottrinario e, soprattutto, geopolitico.

IL TESTO DEL DECRETO

– S. Congregatio Consistorialis, Decretum Circa actiones scenicas in ecclesiis, 10 dicembre 1912 (in Acta Apostolicae Sedis, 1912, vol. 4, p. 724).

LA SCHEDA DEL VOLUME

– Tempi moderni. Pratiche, tecniche e visioni multiple nel mondo contemporaneo (Le Penseur, 2024)

“La Radio Vaticana riuscì in poco tempo a divenire quell’autonomo e a suo modo potente mezzo di comunicazione transnazionale che Pio XI e Pio XII avrebbero voluto trovare anche nel cinema”. Lo ribadisce Gianluca della Maggiore, professore all’Università Telematica Internazionale Uniettuno e direttore del Centro di ricerca CAST dello stesso ateneo, durante il suo intervento alla presentazione del libro di Raffaella Perin intitolato ‘The Popes on Air. The History of Vatican Radio from Its Origins to World War II’ (edito da Fordham University Press), che si è svolta il 28 maggio 2024 all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

Ad aprire l’appuntamento i saluti dell’Ambasciatore Francesco Di Nitto e la relazione di monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Memorie Audiovisive del Cattolicesimo (MAC), i quali sottolineano il valore della ricerca nell’anno in cui ricorre il 150esimo anniversario della nascita di Guglielmo Marconi che installò la Radio Vaticana nel 1931.

A ribadire la specificità e la vitalità del mezzo radiofonico nel corso della conferenza a Palazzo Borromeo il Colonnello Paolo Storoni, Capo divisione del Dipartimento Relazioni Internazionali della DIA. “La radio – afferma – è uno strumento spesso sottovalutato, ma di grande impatto nella società: nonostante i ridotti costi di gestione e la semplicità a livello tecnologico, ha garantito ponti tra mondi lontanissimi riuscendo ad unire popoli tra loro ostili, a svegliare le coscienze e a tenere accesa la fiamma della speranza e della libertà. Inoltre – prosegue – le comunicazioni via etere, svolgono ancora oggi un ruolo fondamentale sul fronte della sicurezza degli Stati”. 

Caratteristiche incarnate dalla Radio Vaticana e riportate dallo studio della Perin, condotto grazie anche alla consultazione di nuove fonti documentali emerse dall’apertura degli archivi sul pontificato di Pio XII. “Questo libro – precisa l’autrice – mette in luce diversi aspetti riguardanti il rapporto della Santa Sede con i media e, attraverso il prisma di questo rapporto, la sua posizione durante il secondo conflitto mondiale”. Una posizione non univoca, riflessa nelle differenti visioni da parte di esponenti della curia romana e della Compagnia di Gesù. Lo studio evidenzia figure di gesuiti impegnati nelle trasmissioni come Vincent McCormick, Robert Leiber, Emmanuel Mistiaen, Beat Ambord e Ortiz de Urbina – solo per citarne alcuni – che diedero il loro contributo per orientare i fedeli durante il conflitto. “Dalle loro trasmissioni – osserva Perin – emergono posizioni diverse, alcune piuttosto critiche, nei confronti della imparzialità di Pio XII”.

Alla base dell’analisi c’è anche una questione fondamentale relativa al metodo di studio. Ed è Gianluca della Maggiore ad illustrarla: “per chiarire a fondo il rapporto del papato con i media, ma anche come i media hanno trasformato il papato, occorre utilizzare uno spettro di fonti ampio che renda capaci di analizzare i media, col loro linguaggio e la loro forma culturale peculiare, sapendo, nel contempo, cogliere la più ampia cornice nelle quali essi collocano i loro effetti”. Secondo Della Maggiore, “il lavoro di Perin, con le sue penetranti ricerche condotte anche grazie a fonti sonore oggi a disposizione, esemplifica al meglio quanto possa essere prezioso e foriero di frutti conoscitivi fecondi questo reciproco sollecitarsi e valorizzarsi tra le istituzioni archivistiche e la comunità degli storici”.

Inoltre – conclude Della Maggiore – “il volume è in piena sintonia con la necessità segnalata da papa Francesco di dedicare nuove risorse alla custodia e alla valorizzazione delle fonti audiovisive del mondo cattolico”. Il Santo padre, infatti, prospettando la prossima istituzione di una Mediateca Apostolica Vaticana, ha più volte invocato una svolta culturale riguardo al generale approccio degli archivi ecclesiastici alle fonti audiovisive considerate come ‘preziose testimonianze del passato’.

(Fotografie di Daniele Garofani)

Per la prima volta in Italia, proiettati in un evento pubblico, tutti i film di fine Ottocento fino ad oggi sopravvissuti su Leone XIII, primo papa della storia immortalato da una macchina da presa. È quanto è accaduto domenica 26 maggio 2024 a Carpineto Romano presso Palazzo Pecci, casa natale di Leone XIII che nell’occasione verrà eccezionalmente aperta al pubblico per l’intera giornata, come è accaduto solo due volte negli ultimi trent’anni.

Un appuntamento promosso da Gianni Piacitelli Pecci e dal Comune di Carpineto Romano in collaborazione con la Fondazione Memorie Audiovisive del Cattolicesimo (MAC) e il Centro di ricerca CAST dell’Università Telematica Internazionale Uninettuno che hanno scelto questo luogo per presentare il volume di Gianluca della Maggiore ‘Le vedute delle origini su Leone XIII – Vaticano, Biograph e Lumière tra mito e storia’ (Utet Università, 2023).

Nel corso dell’evento, con il supporto della Fondazione Cineteca del Friuli e di Institut Lumière, si è parlato dell’importanza della conservazione dei reperti audiovisivi cattolici alla luce del monito di papa Francesco, il quale ha chiesto di essere ‘bravi custodi della memoria per immagini’ denunciando un forte ritardo su questo fronte. Ad aprire i lavori l’intervento di monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione MAC e preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Telematica Uninettuno. “L’eccezionalità di questa giornata – ha affermato – risiede nel fatto che per la prima volta in Italia potremo vedere sia i film Biograph del 1898 sia i film Lumière girati tra il 1899 e il 1902”. I film Lumière non erano mai stati proiettati in Italia con la corretta datazione e attribuzione. “A produrli – ha svelato Della Maggiore – fu il fotografo pontificio Francesco De Federicis che in quattro anni riuscì a realizzare almeno 12 riprese di Leone XIII: 3 delle quali sono visibili a Palazzo Pecci”.

Le pellicole in questione hanno una straordinaria valenza storica non solo perché testimoniano il primo incontro tra la Chiesa e il cinema, ma soprattutto perché simboleggiano un tratto che accomuna Leone XIII e papa Francesco. “Entrambi – ha spiegato Viganò – si aprono al nuovo delle fonti audiovisive indicando un deciso cambio di prospettiva per tutta la Chiesa”.

L’apertura di Leone XIII nei confronti del cinema, culminata con la celebre benedizione a favore di camera nei giardini vaticani, si radica nel suo profondo interesse per le scienze ottiche e la fotografia. “Tant’è – ha precisato il presidente della Fondazione MAC – che il volume di Della Maggiore svela un particolare: nel 1867, quando papa Pecci era ancora arcivescovo di Perugia, dedicò una poesia all’Ars photographica. E poi, una volta salito al soglio, fece inserire una personificazione dell’arte fotografica nell’affresco dedicato alle belle arti benedette della religione che nel 1883 volle far installare nella Galleria dei Candelabri dei Palazzi Apostolici e che attualmente si trova nei Musei Vaticani”.

Inoltre, fu sempre Leone XIII nel 1881 a volere l’apertura a tutti gli studiosi dell’allora Archivio Segreto Vaticano – oggi Archivio Apostolico – facendolo divenire in pochi anni un centro di ricerche storiche fra i più importanti al mondo. 

“Una sorta di rivoluzione culturale – ha chiosato Viganò – che oggi papa Francesco riprende e aggiorna indicandoci come sia necessario allargare l’attenzione alla memoria audiovisiva del nostro passato: ecco perché di recente ha anche prospettato la prossima apertura di una Mediateca Apostolica Vaticana che vada ad affiancarsi all’Archivio e alla Biblioteca Apostolica”.

Una serie di autorevoli sollecitazioni che la Fondazione MAC e il Centro di ricerca CAST stanno raccogliendo con tutte le forze e di cui il volume di Della Maggiore rappresenta un piccolo, ma significativo frutto. “Uno studio originale e prezioso – ha commentato Maria Amata Garito, rettore dell’Università Telematica Internazionale Uninettuno – nato nell’ambito dell’intenso lavoro svolto negli ultimi quattro anni dal CAST che in poco tempo è riuscito ad alimentare un’area di ricerca multidisciplinare su questi temi coinvolgendo prestigiosi partner”.  

L’aspetto probabilmente più sorprendente che emerge dal libro è il ruolo diretto avuto in questa vicenda dai Lumière, di cui niente era finora emerso. “Un rapporto stretto con Leone XIII – ha spiegato Della Maggiore – coltivato fin dal 1891 quando i due fratelli cominciarono a fornire gratuitamente le lastre fotografiche per la carta del cielo della Specola Vaticana, proseguito con il dono personale al papa delle prime fotocromie, e concluso nell’Anno Santo 1900 con l’apertura di un “Cinematografo Vaticano” in piazza San Pietro, davanti alla finestra dell’appartamento del papa. Non per caso – ha concluso – nel novembre 1899 Louis Lumière ebbe l’onore di ricevere dal papa una speciale medaglia d’oro pontificia». 

LA NOTIZIA SULLA STAMPA:

La prima italiana dei film su Leone XIII realizzati in Vaticano a fine ‘800 (Vatican News, 22 maggio 2024)

I film su Leone XIII in un evento a Carpineto (Ansa, 23 maggio 2024)

MATERIALI COMUNICAZIONE:

La locandina

VIDEOREPORTAGE:

Presso il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza Università di Roma è stato presentato lo scorso 10 maggio 2024 il volume Giovanni Papini e il «non finito» cinematografico, cura di Tommaso Casini e Gianluca della Maggiore. Nel corso dell’iniziativa sono stati presentati anche i volumi Sull’arte e gli artisti di Giovanni Papini, a cura di Tommaso Casini e Il visibile parlare. Giovanni Papini e le arti visive, a cura di Tommaso Casini.

Il volume è introdotto da un saggio di Tommaso Casini sulla ritrattistica di Papini attraverso la quale si sono tessuti nell’arco dell’esistenza dello scrittore numerosi rapporti con pittori e scultori del suo tempo.

Il volume con il suo titolo fa riferimento, per contrasto, alla celebre opera papiniana Uomo finito (1913). Nel libro si propone lo studio di due trattamenti cinematografici inediti sulle vite di Santa Caterina e San Francesco, manoscritti da Giovanni Papini rispettivamente nel 1936 e nel 1946, e conservati presso l’Archivio della Fondazione Primo Conti di Fiesole. I due progetti cinematografici – qui integralmente pubblicati e commentati – non furono mai realizzati per lo schermo. Premessa di Gianni Canova. 

Il volume  Il visibile parlare. Giovanni Papini e le arti visive – con le presentazioni di Sandro Gentili e Paolo Giovannetti – raccoglie gli Atti del convegno internazionale Giovanni Papini e il visibile parlare, tenutosi all’Università IULM di Milano il 28 ottobre 2022. Papini scrittore, filosofo, poeta e polemista fiorentino ebbe una smisurata passione per le arti visive e per i libri figurati, corroborata da una notevole conoscenza dell’arte del passato e del suo presente, a cui associava una singolare forma di gusto per il collezionismo, che andava dall’antico al contemporaneo, passando per le arti non europee. Lo spirito dell’unità delle arti e del pensiero, letteratura e pittura, produzione artistica, testi e immagini convergono per una nuova e ampia ricognizione del côté “visivo” del “parlare” papiniano, che ha coinvolto a confronto storici dell’arte e della critica artistica, del cinema e della letteratura.

 Il volume Giovanni Papini e il “non finito” cinematografico è stato presentato da mons. Dario Edoardo Viganò, Università Telematica Uninettuno. All’iniziativa introdotta dal prof. Claudio Zambianchi, Sapienza Università di Roma hanno partecipato, oltre agli autori dei volumi, la prof.ssa Mariagrazia Messina, già ordinario all’Università degli Studi di Firenze e la prof.ssa Sonia Gentili, Sapienza Università di Roma.

LA SCHEDA DEL VOLUME:

Giovanni Papini e il “non finito” cinematografico (Scalpendi, 2023)

È in libreria dal 29 marzo 2024 il volume La storia del cattolicesimo contemporaneo e le memorie del cinema e dell’audiovisivo edito da Mimesis.

Il volume, curato dal presidente del CAST Dario Edoardo Viganò e dal direttore Gianluca della Maggiore raccoglie gli atti dell’omonimo convegno organizzato dal Centro di ricerca nel 2022. I diversi contributi mirano a realizzare un primo stato dell’arte sulle fonti audiovisive e le pratiche di ricerca per lo studio della storia del cattolicesimo contemporaneo: da un lato emergono le riflessioni delle istituzioni che conservano materiale audiovisivo afferente a realtà cattoliche e di enti ecclesiastici che consentono di mappare l’esistente e procedere a un raffronto teorico e tecnico sulle pratiche d’archivio e sulle frontiere aperte dalla svolta digitale; dall’altro viene sollecitato un dibattito ampio e interdisciplinare attorno alla funzione storiografica delle immagini in movimento e dell’audiovisivo per lo studio del cattolicesimo. Il quadro che scaturisce da queste ricostruzioni indica i confini di una sfida culturale globale che coinvolge diversi attori, ma dalla quale dipende la salvaguardia di un patrimonio fondamentale per la memoria del nostro passato.

L’INDICE DEL VOLUME:

Si chiama “Volti e controvolti della speranza”, ed è una rassegna cinematografica che inizierà domenica 14 aprile e si concluderà il 21 aprile 2024, a Roma, presso la Sala della comunità “Cinema delle Province” (Viale delle Province, 41). A presentarla, in sala stampa vaticana, è stato mons. Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze sociali. Il film di apertura è La porta del cielo, «un film molto importante, il primo della straordinaria coppia De Sica-Zavattini», ha detto Viganò a proposito della pellicola, che verrà proiettato in una copia recentemente restaurata, grazie ad un lavoro di rete tra Fondazione MAC, il Centro di ricerca Cast di Uninettuno, Officina della Comunicazione, Isacem e Cineteca Nazionale. Girato tra marzo e giugno del 1944, durante l’occupazione neonazista della Capitale, «il film è rimasto invisibile: è uscito nel 1945 ma è sparito immediatamente dalle sale», ha ricordato Viganò a proposito del film «fortemente sostenuto dalle gerarchie ecclesiastiche, al punto che fu quasi totalmente girato nella basilica di San Paolo fuori le mura»: nel processo realizzativo della pellicola, inoltre, fu coinvolto anche Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI, allora sostituto alla Segreteria di Stato. Nel suo diario Zavattini annota: «Vorrebbero che facessi un film tutto mio, lasciandomi totalmente libero, dico totalmente, purché il film si basi sulla morale cristiana, ma chi non è cristiano? Cristo è alle porte».

(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

È in sintonia con le raccomandazioni di papa Francesco sulla valorizzazione dei reperti audiovisivi della Chiesa il volume del direttore del CAST, Gianluca della Maggiore ‘Le vedute delle origini su Leone XIII. Vaticano, Biograph e Lumière’ (edito da Utet Università), presentato il 9 novembre 2023 nella Filmoteca Vaticana. Un luogo chiave nel falso storico – ora definitivamente chiarito dal libro – che ha accompagnato per decenni la narrazione intorno alla paternità delle prime immagini cinematografiche di un pontefice.

È proprio nella Filmoteca Vaticana, in occasione della sua istituzione ufficiale, nel 1959, che il breve filmato di papa Pecci nei giardini vaticani venne mostrato come opera realizzata dai fratelli Lumière. E da allora fino ad oggi – in documentari, servizi giornalisti e sul web – si è sempre ripetuto che l’autore fosse stato nel 1896 Vittorio Calcina, il rappresentante in Italia della realtà francese. Nessuno ha mai menzionato William Kennedy Laurie Dickson che le realizzò due anni dopo per l’American Mutoscope and Biograph Company.

Eppure, come ricostruisce la ricerca, nell’Archivio Apostolico Vaticano sono custoditi diversi documenti che lo confermano. A cominciare dalla nota manoscritta del maggiordomo del pontefice, il futuro cardinale Francesco Salesio Della Volpe, indirizzata al delegato apostolico a Washington, Sebastiano Martinelli, nella quale si descrivono dettagliatamente le tre sedute di riprese effettuate da Dickson tra giugno e luglio 1898. Le carte svelano inoltre i motivi della rottura con gli operatori statunitensi: il Vaticano li accusò di fare un commercio scandaloso delle immagini del papa, arrivando persino ad ipotizzare un’azione legale. 

“Un libro che consente di fare luce su una vicenda controversa”, ha affermato il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, che nel saluto introduttivo si è soffermato sull’importanza di valorizzare i reperti storici per salvaguardare la cultura e tramandarla alle nuove generazioni. Ribadendo la necessità di mantenere vivi i rapporti con le altre istituzioni vaticane specializzate sul passato, la ricerca riflette la missione incoraggiata dal Papa che la Fondazione MAC – Memorie Audiovisive del Cattolicesimo persegue in tandem con il Centro di ricerca CAST – Catholicism and Audiovisual Studies dell’Università UniNettuno.

Nel suo intervento, monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione MAC – Memorie Audiovisive del Cattolicesimo e vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ha sottolineato che “è verosimile pensare che il raccordo con gli altri archivi vaticani – dove è presente tutta la documentazione che ha permesso la scrittura di questo volume – avrebbe fin dall’inizio consentito alla Filmoteca Vaticana di trattare con maggiore accuratezza filologica il documento filmato su Leone XIII interrompendo immediatamente la catena di diffusione della versione attribuita a Calcina o, perlomeno, fornendo una sua contestualizzazione”.

LA NOTIZIA SULLA STAMPA:

La rassegna stampa

MATERIALI COMUNICAZIONE:

La locandina

Il comunicato stampa

Si è tenuta il 26 maggio 2023 a Palazzo Borromeo a Roma la presentazione del libro Papi e media. Redazione e ricezione dei documenti di Pio XI e Pio XII su cinema, radio e tv, a cura di monsignor Dario Edoardo Viganò,  Presidente della Fondazione Mac e del Centro di ricerca Cast.

Il volume (Il Mulino, 232 pagine, 20 euro), che contiene saggi scritti dallo stesso Viganò, da Gianluca della Maggiore (Uninettuno), Federico Ruozzi (Università di Modena e Reggio Emilia) e Raffaella Perin (Università Cattolica di Milano) ricostruisce i processi redazionali e le fasi di ricezione dei più importanti testi magisteriali promulgati da Pio XI e da Pio XII sui mezzi audiovisivi di massa. L’analisi dell’iter di realizzazione dei documenti e la loro diffusione planetaria fanno emergere l’evoluzione dell’atteggiamento della Chiesa cattolica verso i media.

Dopo i saluti di Francesco Di Nitto, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, alla presentazione sono intervenuti il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Parolin ha sottolineato come il volume ha il pregio di consegnare i frutti di ricerche che non solo ricostruiscono avvenimenti del passato «ma che, al contempo, illuminano tematiche di grande attualità per la missione della Chiesa, imprimendo anche una tensione prospettica per la strada che sarà doveroso seguire nel prossimo futuro».

Nel suo intervento il ministro Sangiuliano dopo aver proposto una riflessione sul legame tra religione e media richiamando anche l’opera di McLuhan ha osservato come il volume di monsignor Viganò non si limiti a «ricostruire, come da suo esplicito intento, i processi redazionali di alcuni dei più importanti documenti del Magistero pontificio sui media, ma si spinge oltre fornendo un quadro originale su quel complesso di sfide, suggestioni, criticità e sollecitazioni che l’affermarsi dei mass media ha lanciato alla Chiesa e, non di meno, anche a chi si trovava a gestire la Res Publica».

A conclusione della presentazione monsignor Viganò ha ricordato come «questa pubblicazione rappresenti l’ultimo frutto di un cantiere di ricerca che da vari anni in Italia, inserendosi con originalità nel filone dei Religion and Media Studies, ha messo al centro della sua analisi i processi storici sui quali si è costruito il complesso rapporto tra cattolicesimo e media nel corso del Novecento. È un percorso di ricerca che per me parte da lontano». Un percorso cui, ha ricordato l’autore, «l’istituzione nel 2020 del centro di ricerca Cast presso l’Università Telematica Internazionale UniNettuno ha dato poi ulteriore impulso a questi filoni di ricerca».

Per monsignor Viganò, infine, la novità dei contributi raccolti all’interno del volume presentato oggi «sta proprio in un nuovo approccio storico-critico con il quale viene gettata ulteriore luce conoscitiva su documenti di estrema importanza per delineare le caratteristiche del filo comune che ha unito il cattolicesimo con il lento, ma costante sviluppo dei mass-media e, al contempo, risulta fondamentale per leggere in profondità i percorsi di maturazione dei testi ponendoli in stretta relazione alle più generali politiche ecclesiastiche e al contesto globale nel quale essi vennero prodotti».

(Fotografie di Daniele Garofani)

L’Università LUMSA – Dipartimento di Scienze umane, in sinergia con il Dottorato di ricerca in Educazione, linguaggi culture hanno dedicato a Pier Paolo Pasolini, figura di primo piano nella letteratura italiana del secolo scorso, il convegno «Cerco Cristo fra i poeti». Pasolini e il cristianesimo.  Il convegno tenutosi il 4 maggio 2023 presso l’Aula 4 del Dipartimento di Scienze umane ha ottenuto il patrocinio del Comitato Nazionale per il centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini (istituito dal Ministero della Cultura) e della Società per lo studio della modernità letteraria ­- MOD.

Nell’ambito del convegno è intervenuto mons. Dario Edoardo Viganò con una relazione su Il Vangelo secondo Matteo in collaborazione con il prof. Tomaso Subini (Università degli Studi di Milano), volta a ricostruire eventi e reazioni all’assegnazione del premio dell’Office Catholique International du Cinema (OCIC) al film di Pasolini durante la XXV edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia tenutasi dal 27 agosto al 10 settembre del 1964. Proprio il regista bolognese, osservato speciale soprattutto dalla stampa cattolica dopo le aspre e dure polemiche che avevano seguito l’uscita de La ricotta, le accuse di vilipendio della religione di Stato e il sequestro del film, portò a questo appuntamento un’opera assolutamente ortodossa che rispondeva, come efficacemente ricostruito da Subini, a una strategia di “avvicinamento funzionale” tra Pasolini e il mondo cattolico.  

L’incontro  è terminato con la proiezione in sala di alcuni estratti dal film La ricotta, recentemente restaurato a 50 anni dall’uscita nelle sale (1963).

LA NOTIZIA SULLA STAMPA:

“Cerco Cristo fra i poeti. Pasolini e il cristianesimo”, un convegno alla Lumsa (Vatican News, 5 maggio 2023)

MATERIALI COMUNICAZIONE:

La locandina

 

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