“La Radio Vaticana riuscì in poco tempo a divenire quell’autonomo e a suo modo potente mezzo di comunicazione transnazionale che Pio XI e Pio XII avrebbero voluto trovare anche nel cinema”. Lo ribadisce Gianluca della Maggiore, professore all’Università Telematica Internazionale Uniettuno e direttore del Centro di ricerca CAST dello stesso ateneo, durante il suo intervento alla presentazione del libro di Raffaella Perin intitolato ‘The Popes on Air. The History of Vatican Radio from Its Origins to World War II’ (edito da Fordham University Press), che si è svolta il 28 maggio 2024 all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.
Ad aprire l’appuntamento i saluti dell’Ambasciatore Francesco Di Nitto e la relazione di monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Memorie Audiovisive del Cattolicesimo (MAC), i quali sottolineano il valore della ricerca nell’anno in cui ricorre il 150esimo anniversario della nascita di Guglielmo Marconi che installò la Radio Vaticana nel 1931.
A ribadire la specificità e la vitalità del mezzo radiofonico nel corso della conferenza a Palazzo Borromeo il Colonnello Paolo Storoni, Capo divisione del Dipartimento Relazioni Internazionali della DIA. “La radio – afferma – è uno strumento spesso sottovalutato, ma di grande impatto nella società: nonostante i ridotti costi di gestione e la semplicità a livello tecnologico, ha garantito ponti tra mondi lontanissimi riuscendo ad unire popoli tra loro ostili, a svegliare le coscienze e a tenere accesa la fiamma della speranza e della libertà. Inoltre – prosegue – le comunicazioni via etere, svolgono ancora oggi un ruolo fondamentale sul fronte della sicurezza degli Stati”.
Caratteristiche incarnate dalla Radio Vaticana e riportate dallo studio della Perin, condotto grazie anche alla consultazione di nuove fonti documentali emerse dall’apertura degli archivi sul pontificato di Pio XII. “Questo libro – precisa l’autrice – mette in luce diversi aspetti riguardanti il rapporto della Santa Sede con i media e, attraverso il prisma di questo rapporto, la sua posizione durante il secondo conflitto mondiale”. Una posizione non univoca, riflessa nelle differenti visioni da parte di esponenti della curia romana e della Compagnia di Gesù. Lo studio evidenzia figure di gesuiti impegnati nelle trasmissioni come Vincent McCormick, Robert Leiber, Emmanuel Mistiaen, Beat Ambord e Ortiz de Urbina – solo per citarne alcuni – che diedero il loro contributo per orientare i fedeli durante il conflitto. “Dalle loro trasmissioni – osserva Perin – emergono posizioni diverse, alcune piuttosto critiche, nei confronti della imparzialità di Pio XII”.
Alla base dell’analisi c’è anche una questione fondamentale relativa al metodo di studio. Ed è Gianluca della Maggiore ad illustrarla: “per chiarire a fondo il rapporto del papato con i media, ma anche come i media hanno trasformato il papato, occorre utilizzare uno spettro di fonti ampio che renda capaci di analizzare i media, col loro linguaggio e la loro forma culturale peculiare, sapendo, nel contempo, cogliere la più ampia cornice nelle quali essi collocano i loro effetti”. Secondo Della Maggiore, “il lavoro di Perin, con le sue penetranti ricerche condotte anche grazie a fonti sonore oggi a disposizione, esemplifica al meglio quanto possa essere prezioso e foriero di frutti conoscitivi fecondi questo reciproco sollecitarsi e valorizzarsi tra le istituzioni archivistiche e la comunità degli storici”.
Inoltre – conclude Della Maggiore – “il volume è in piena sintonia con la necessità segnalata da papa Francesco di dedicare nuove risorse alla custodia e alla valorizzazione delle fonti audiovisive del mondo cattolico”. Il Santo padre, infatti, prospettando la prossima istituzione di una Mediateca Apostolica Vaticana, ha più volte invocato una svolta culturale riguardo al generale approccio degli archivi ecclesiastici alle fonti audiovisive considerate come ‘preziose testimonianze del passato’.
(Fotografie di Daniele Garofani)