Cast: Catholicism and Audiovisual Studies

“Fuori i film dagli spazi sacri”. Un nuovo contributo volto a ricostruire i rapporti tra la Chiesa di Pio X e il cinema nell’età del modernismo

Gli uomini non guardano il cielo (Umberto Scarpelli, 1952)

È uscito nel mese di luglio 2024 il saggio di Andrea Pepe, coordinatore del CAST, dal titolo «Fuori i film dagli spazi sacri. La Chiesa di Pio X e il cinema nell’età del modernismo, all’interno del volume Tempi moderni. Pratiche, tecniche e visioni multiple nel mondo contemporaneo, curato da Gianluca Fiocco (Le Penseur Edizioni).

Lo studio è volto a indagare il processo redazionale e le reazioni che si ebbero al momento dell’emanazione del decreto della Sacra Congregazione Concistoriale Circa actiones scenicas in ecclesiis del dicembre 1912, che vietava categoricamente le proiezioni cinematografiche all’interno delle chiese di tutto l’orbe cattolico perché giudicate «facile occasione di pericolo e di inconvenienti». Il decreto ha rappresentato uno degli snodi più significativi di inizio XX secolo nel complesso rapporto tra la Santa Sede e la modernità massmediale, ribaltando la prospettiva di grande apertura che aveva caratterizzato il pontificato di Leone XIII, come ricostruito in un suo recente volume dal direttore del CAST Gianluca della Maggiore. Se, infatti, con papa Pecci ebbe inizio un periodo segnato da interesse e “attrazione” verso il nuovo medium, di fatto legittimato ufficialmente dalla benedizione che egli volle concedere, ripreso da William Kennedy Laurie Dickson nei cortili e nei palazzi vaticani con una macchina da presa dell’American Biograph and Mutoscope, agli operatori e al nuovo strumento cinematografo, con il suo successore Pio X si dovette registrare un deciso passo indietro sia nella concessione di filmare la persona stessa del pontefice, sia nella possibilità che le rappresentazioni cinematografiche invadessero lo spazio sacro, fosse anche per obiettivi moralmente accettabili ed educativi o per «favorire la formazione religiosa dei fedeli».

La decisione di vietare le proiezioni nelle chiese rispose a un duplice ordine di fattori: il decreto si inserì, infatti, nei processi di lungo periodo di elaborazione di quella “doppia pedagogia” che caratterizzò per diverso tempo il rapporto tra la Santa Sede e i mezzi di comunicazione di massa, sostanzialmente in equilibrio tra la necessità di porre i nuovi media al servizio di una costante cristianizzazione della società e la generale condanna della modernità di cui il cinema era l’ultimo prodotto; al contempo, però, fu anche una decisa risposta della Chiesa di Pio X al disorientamento che il primo approccio verso il cinema, rappresentato dalle vedute Dickson di Leone XIII, aveva portato in Vaticano solo pochi anni prima e alle questioni sollevate in quel momento proprio dallo scontro con la modernità che si stava sviluppando sul piano religioso, dottrinario e, soprattutto, geopolitico.

IL TESTO DEL DECRETO

– S. Congregatio Consistorialis, Decretum Circa actiones scenicas in ecclesiis, 10 dicembre 1912 (in Acta Apostolicae Sedis, 1912, vol. 4, p. 724).

LA SCHEDA DEL VOLUME

– Tempi moderni. Pratiche, tecniche e visioni multiple nel mondo contemporaneo (Le Penseur, 2024)

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